Filler

Venerdì sera, aperitivo non programmato. Bello. Bello poter incontrare qualcuno che ti interessa davvero, poter lasciare il bozzolo che ti ricopre, come se ti togliessi una giacca. Sei te stessa in quel momento, proprio quando vedi arrivare i tuoi amici. Assapori l’attimo come nei percorsi di crescita personale in cui ti dicono di vivere il presente. Sono presente.

Gli abbracci sono uno scambio d’amore, i sorrisi partono dagli occhi e gli sguardi sono puri. Gli sguardi.

Guardi meglio.

Tra i loro visi ce n’è uno che sembra cambiato. Guardi meglio, senza essere troppo insistente, ma proprio non ce la fai. Anche mentre parli, i tuoi occhi scivolano sugli zigomi della tua amica. E lei se ne accorge, lo sai che se ne accorge. La vuoi smettere? Forza, smettila.

Ci sediamo e parliamo, abbiamo tanto da raccontarci, non ci vediamo da mesi. Le parole si accavallano, sembra che ci manchi il tempo, ognuno vuole riallacciare il prima possibile la connessione fisica, quella chimica che manca tra i tasti dei messaggi. Quando l’amicizia è degna di questo nome, si ride delle stesse cose. Si può anche non essere d’accordo su più argomenti ma l’ascolto, il rispetto, a volte anche il vaffa, sono le solide fondamenta di un legame prezioso.

Poi, te ne esci con un: ” Bianca, ti trovo in gran forma!”. Appena terminata la frase vorresti fare rewind. Immediato.

Essere amici significa essere sempre, nonostante tutto, sinceri? No, se può far male.

Filler significa riempitivo .
É un termine utilizzato anche dai media, per indicare una parte inserita in un’opera , appunto, come riempitivo, un ripiego di emergenza che non altera la trama anche se non è coerente del tutto.

E Bianca, sorride, finisce di ingoiare le patatine e si avvicina. Ma tanto.

Si nota molto allora! Ho fatto un piccolo, si fa per dire, “filler.” E ride. Ma di gusto.

Gli altri lo sapevano già, ma come? Lo sapevate ? E perché io no? Certo che avresti dovuto dirmelo! Forse sarei venuta anch’io, per supporto, per curiosità, per farlo. No, per farlo, no.

Mai dire mai. Chi non ci ha pensato scagli la prima pietra.

Lo so, i connotati cambiano, ti si svuotano le guance e sembra che i muscoli siano richiamati da una forza sovrannaturale verso gli inferi. Ma ti affezioni alle tue occhiaie, all’ovale del viso che sta cambiando con te, almeno fino a che non diventa un trapezio.

Ma sì, in fondo hai ragione Bianca, ti fa sentire meglio? Bella sei bella, ma lo sei sempre stata. Ora di più.

E dietro quel sorriso, in quella risata, ci sei tu, Anche dietro quegli zigomi. Sei sempre la stessa Opera unica, nonostante il riempitivo, amica mia.

immagina da unsplash.com Jurika-Koletic

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