C’era una volta una bella scarpa, di pelle, colorata, col tacco vertiginoso. ed era una scarpa sola. Da tempo cercava di dare un senso al suo esistere e accettava inviti da tutti e per ogni evento.
Così, si era ritrovata a dover fronteggiare estenuanti corse campestri, rimanere in piedi per ore in fila all’entrata di concerti, improvvisare arabesque strappa tendini, sfuggire schizzi salmastri in riva al mare, in bilico su dune di sabbia.
Da troppo tempo non trovava una collocazione adeguata, era davvero stanca.
Tante promesse, tante illusioni. Aveva provato a uscire con uno scarpone, ma era impenetrabile, quasi come lo stivale di gomma del mese prima.
Qualcuno le aveva detto che avrebbe dovuto accontentarsi, che non poteva certo pretendere di avere la luna, ma la scarpa voleva solo un’altra scarpa. O meglio, una scarpa che non la facesse tentennare, che l’aiutasse nel dolore di un callo ma anche che condividesse la gioia sfrenata di una serata passata a ballare fino allo sfinimento o la soddisfazione immensa di aver salito insieme un percorso vertiginoso di 4000 gradini.
Chiedeva troppo? Era così sbagliato sperare di avere al proprio fianco qualcosa su cui contare e per cui esserci sempre? Lei sarebbe stata un solido appoggio, la décolleté della vita.
Fu così che la scarpa, un bel giorno, mentre stava sfogliando una rivista, vide la sua anima gemella! Era proprio lei! Ma era già in coppia e ahimè, l’altra, aveva sicuramente dieci anni di meno…
Cara scarpa, non cedere, non cedere mai. Sbaglieresti e soffriresti. Non vorrai ritrovarti a zoppicare con al tuo fianco una infradito?
Si sa, la vita può riservare momenti difficili come la follia di un tacco rotto, o le suole che prima o poi andranno rifatte ma, in due, si può tenere testa anche ad acquazzoni e pozzanghere, a patto di essere alla “stessa altezza”.
Foto di Marc A Sporys da Unsplash

Ogni scarpa, al di là di chi la indosserà, vive di vita propria. Tra l’altro c’è il detto che dice: “Ogni scarpa diventa scarpone.” E in molti c’è chi la usa anche come ciabatta casalinga e c’è chi la usa anche per andare in giri come se non distinguesse il giorno dalla notte, la luce del sole e le tenebre. Figurarsi poi per andare a un ballo in maschera o una cerimonia di gran classe. Eh, no! scarpa dove ti avvii. Fermati, rimani lì e taci, anche se davanti hai la bocca spalanzata dall’uso det tempo. La scrpa è come un guanto si adatta non solo al piede ma l’andatura e contraccolpi di chi la porta. E forse una scarpa è come un cavallo: alla fine lo si porta al macello e le scarpe in una discarica. E così la scarpa è anche saggia: sotto la suola.
"Mi piace"Piace a 1 persona