La passeggiata

Ogni mattina, indossava le scarpe comode perché doveva affrontare una stradina di ciottoli antichi, di quelli tondeggianti, a volte puntuti. Gli occhi fissi a terra per non incorrere in storte e per schivare pericoli. Le mura medievali tutte intorno, fresche, l’accompagnavano fino al basso paese, un percorso che avrebbe potuto fare ad occhi chiusi, dopo tanti anni. Conosceva ogni anfratto, ogni vicolo, perfino quelle piantine selvatiche che fiorivano in primavera, azzurre, e che i ragazzi strappavano senza alcuna cura. In fondo alla strada non c’era nessuno, era presto. Meglio muoversi presto. Era arrivata sull’asfalto, la camminata ora era sciolta, tutt’altra sensazione. Ed ogni volta, pensava ai tempi in cui carrozze e cavalli, risalivano quei viottoli, doveva essere un inferno, tra fango e povera gente buttata a terra, brutto periodo il Medioevo. Una macchina le passò vicino sfrecciando.

Corri, corri, che dopo la curva rischi di bucare se non stai attento.

La piazzetta del paese era circondata da piante alte e cespugli appena tagliati, c’era profumo d’erba. La scuola era chiusa per le vacanze estive e i bar aspettavano, con le porte aperte e il profumo di caffè e brioches. C’era qualche persona seduta fuori, con il cane a terra, già ansimante per il caldo.

Sarà una giornata afosa.

Girò l’angolo per andare in drogheria, che era vicino al fruttivendolo, alla merceria, ad un altro bar e al giornalaio.

Spostò le tende in plastica, sempre le stesse da quando era arrivata, troppi anni fa. Il suo buongiorno risuonò nel locale dove c’erano già due signore davanti al bancone, intente a chiacchierare mentre ordinavano. Si riempì le narici col profumo del pane ancora tiepido e della focaccia, gonfia e succulenta. Stava per chiederne un pezzetto quando entrò una folata di energia e risate. Una famiglia con due ragazzini, gli zaini e il profumo di pulito, invase lo spazio. Salutarono e cominciarono a guardarsi intorno, passando tra gli scaffali a muro, con una elettricità che pareva smuovere le confezioni di pasta e tintinnare i vetri delle conserve. La mamma aveva già adocchiato quello che avrebbero comprato. La droghiera si staccò un attimo dalle signore per servire questo ingombro. In fondo sapeva che avrebbero preso panini imbottiti e bibite, forse qualche fetta di torta. Infatti.

Entrati e usciti. Come quando lasci la finestra aperta e fa corrente.

Turisti. Non sono di qua.

E nel negozio, l’aria era tornata stantia, le signore parlavano, guardando con la coda dell’occhio chi entrava, abbassando il tono della voce se c’era qualche pettegolezzo piccante. Di fianco alla cassa c’era un raccoglitore di caramelle, di quelli in metallo, di una volta, con la pubblicità punzonata sul bordo, ma ora raccoglieva tavolette di cioccolato, 80% di cacao.

Volevo un pezzo di focaccia, con la mortadella.

Se ne uscì col suo pacchetto tiepido e profumato, diretta al piccolo viale alberato.

Mi fermerò su una panchina all’ombra.

Il sole stava alzandosi, le ombre dei pini e dei tigli si assottigliavano e, in alto, proprio dietro la macchia verde, si sentivano le risate della famigliola che stava salendo verso la Rocca. Come un piccolo stormo danzante, tra le urla dei bambini che avevano visto uno scoiattolo.

Era tanto tempo che non vedeva uno scoiattolo, e addentò la focaccia, a occhi chiusi.


Foto da Unsplash di dmitry-novikov

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