SPAM

Sono partiti. I suoi amici sono partiti per le vacanze. Sveglia, pillole, caffè e bagno. Aggiunge un’altra tacca alla settimana. Un’altra giornata in cui cercare qualcosa da ricordare. Così esce, come sempre, ha le sue commissioni da fare, quasi sempre le stesse, negli stessi negozi in cui incontra le stesse persone. Possibile? Devastante. Corre, corre sempre. Gli impegni si accavallano, anche se riesce a risolvere tante questioni, per lo più banali, ma comunque tossiche. Ma non riesce mai a staccare veramente, neanche quando si isola per un po’, quando si ferma a occhi chiusi ascoltando il suo respiro.

Si alza il vento e porta nuvole cariche di pioggia. Ora è fermo, sotto un temporale estivo, con l’ombrello che ripara appena. É fermo. Sposta l’ombrello, lascia che le gocce arrivino sul viso, sui capelli, lascia che il braccio scivoli di fianco con l’ombrello, fino a terra. Un tuono lontano sembra parlargli: ci sono. É un suono caldo, un abbraccio che arriva fino al cuore. Le macchine stanno passando veloci, di sicuro qualcuno lo starà guardando e si starà chiedendo cosa fa. Le gocce arrivano agli occhi e la sensazione non è quella che si era immaginato. Non sono come il collirio, oh no, sono piccole e fastidiose, gli appannano la vista. Non importa. Comincia a sentire le spalle bagnate, qualche rivolo che scende sul collo e sul petto.

Arrivano delle persone, sta ingombrando il piccolo marciapiedi. Meglio spostarsi. Piove. Annusa l’odore dell’aria bagnata, guarda i muri arroventati che odorano di pietra e sembrano antiche carte assorbenti, macchiate qua e là da minuscoli punti che appaiono e scompaiono. Il cielo è vivo. Si spostano le nuvole assorbite dal sole che reclama il suo regno. Vincerà.

I suoi amici sono partiti, e non lo hanno invitato.

“Sono finito negli spam.”

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