Passato e futuro hanno senso solo se si percorre la propria strada nel presente.
Un assaggio dal mio romanzo MUSUBI. Un viaggio, fatto perdendosi nei labirinti della mente, ricercando il significato dei legami, tra risposte irrazionali, mistiche e scientifiche. La protagonista si dovrà arrendere al MUSUBI, al percorso della sua storia di vita nel tempo…
Se volete lo trovate su amazon.it _ MUSUBI – Marcella Donagemma
Tra una Fiera e l’altra, svariate piccole presentazioni in Circoli culturali e inviti in scuole superiori ( la vera sfida 🤓).
Ma, vi tengo d’occhio… e vi leggo. C’è chi sa strapparmi qualche risata, chi mi sorprende con la sua carica di ottimismo, chi mi cattura con racconti scritti benissimo e coinvolgenti, chi affonda nel dolore e lo grida, chi lancia sfide o idee…
Sono anche su altri Social ma questo, se usato bene, è un pozzo di creatività.
A presto. Tanto, prima o poi, scrivo un raccontino, ah se lo scrivo.😊
PS: Mmmm, OVVIAMENTE, il narcisismo maligno si riferisce allo STALKING.😈
Mancano 3 giorni alla presentazione del mio romanzo a Castell’arquato (PC), paesino medievale dove vivo al momento. Ho voluto farne una anche qui, per la piccola comunità, fuori dal caos delle Fiere del libro (cui parteciperò per ovvi motivi). L’atmosfera è rilassata ma sto cercando di creare un piccolo evento divertente(nonostante il tema del libro 😜), niente bla bla bla soporiferi. Vi sto scrivendo perché volevo invitare chi fosse in zona e avesse piacere di fare una gita fuoriporta, tra l’altro in questo weekend ci sarà la Fiera delle Castagne, che adoro. E, per invogliarvi, voglio postare un estratto da una delle cinque poesie che, Marcello Comitini, mi ha permesso di inserire nel mio romanzo _Ti scrivo perché non so amare. Stalking_
Ecco, giusto un assaggio. Una sbirciatina tra le pagine del mio ultimo romanzo < TI SCRIVO PERCHÉ NON SO AMARE/STALKING >. Come guardare dal buco della serratura…
pag:22
Il mio pezzo è passato! Uscirà domani, pagina Cultura, con acronimo. Dai che va bene. Intanto continuo a correggere gli articoli degli altri e, continuo a pensare che, in fondo, non è che siano poi così interessanti. È vero, io esagero col dare sempre un taglio personale, cercando di renderli, a mio parere, meno banali, ma si tratta di stile. Il mio, stile.
Ci metto poco a correggere, ormai conosco i punti deboli di tutti quelli che collaborano con la Redazione, li riconoscerei anche senza leggere i nomi. A parte due, che sembrano fotocopie e credo lavorino insieme. Comunque, non c’è verso, continuano a fare gli stessi errori, evidentemente non rileggono la mia stesura, non sono interessati. Basta essere pubblicati.
Nelle mail continuano ad arrivare spam e messaggi da Anonymousmail, questa volta hanno oggetti diversi: È per te; Una poesia; Ti penso.
Dovrò chiamare un tecnico per vedere se riesce a bloccarle.
Bene, ora devo proprio andare a controllare se il mio post di ieri continua a ricevere commenti. I bagni sono deserti, manca ancora un po’ alla fatidica pausa caffè. C’è silenzio, freddino. Mi specchio e ho il viso rilassato, il sesso, anche se fatto male, aiuta. Chiudo la porta dell’ultimo bagno, quello vicino alla finestra semi- aperta.
Apro il mio profilo e ci sono 186 commenti al mio ultimo post, cinquanta in più rispetto a stamattina. Scrollo e leggo, metto cuori e like.
La foto che avevo fatto era venuta bene, slip su scarpe rigorosamente in fila, col riflesso della luna sulla parete. #Inizio o fine?
R: nottataccia eh?
Ancora questo? Lascio correre. Non ho tempo per occuparmi di te. Devo pensare a un seguito.
R: ti ho pensato.
E fai male. Allora, insistere sul sesso potrebbe andare bene, se non diventa una calamita per pervertiti. Posterò una poesia, almeno una parte. Devo decidere quale. “L’amore quando si rivela” di Pessoa?
“L’amore, quando si rivela, Non si sa rivelare. Sa bene guardare lei, Ma non le sa parlare.” #Agli uomini dagli occhi innamorati
E ci vuole una foto. Questa della mia mano sulla sua schiena? Vai.
R: Perché non rispondi alle mie mail? Neanche le apri… Mi stai ferendo.
Ma chi sei? Cosa vuoi? Le tue mail? Non rispondo. Si stancherà. O Lo bloccherò.
…
Ovviamente, R. non si stancherà.
Questa è l’essenza dello STALKING che, lentamente, avvelena la vita della sua vittima.
“Quella sera, il mio destino stava cambiando. Carlotta mi mostrò un disegno, un uomo di spalle che stava fotografando una donna, me. Poi, mi diede una busta bianca, chiusa. < E questa? Cos’è?> L’aveva trovata sul mio zerbino. L’apro e all’interno c’è un foglio con un disegno a forma di goccia, sembra una lacrima, e poche righe che si leggono male.”
Questa è l’essenza dello STALKING che, lentamente, avvelena la vita della vittima.
Questo è il mio ultimo romanzo.
TI SCRIVO PERCHÉ NON SO AMARE – STALKING (Echos edizioni)
Questo romanzo racconta la storia di una ragazza qualunque, una ragazza normale, la cui vita verrà stravolta lentamente, subdolamente, da uno stalker.La narrazione coinvolge come in un noir, quasi un giallo, viste le dinamiche, i colpi di scena e gli intrecci che, inevitabilmente, interessano non solo la protagonista, ma tutti i suoi contatti.L’epilogo del romanzo è sconcertante, perché volevo che fosse così. Imprevedibile, come la vita.
Qual è la differenza tra ansia e paura?
Lo STALKING, é un argomento che ci riguarda soltanto perché ne sentiamo parlare, ma in realtà interessa sempre più persone, non solo donne.
Prima di scrivere, ne ho approfondito ogni aspetto, letto Valutazioni psichiatriche/forensi di esperti e professionisti, ho voluto capire di più sull’evoluzione di un fenomeno che, con l’avvento del cyber spazio, è aumentato esponenzialmente, offrendo occasioni e strumenti a chi intende disturbare, molestare o aggredire qualcuno, restando nell’anonimato. Addentrandomi nel problema, ho scoperto che le vittime non sono solo le destinatarie dirette ma che, ulteriori vittime, descritte come secondarie, sono anche la famiglia, i figli, partner, coinquilini, amici, colleghi e addirittura gli animali domestici della vittima.
Lo stalker, non si limita al disturbo ossessivo ma tenta di distruggere qualsiasi legame nella vita del proprio oggetto del desiderio, in un’ottica di controllo ed espressione di potere.
Difficile capire chi è questa persona e, per la vittima, è impossibile uscire dalla ragnatela sempre più fitta che il suo aguzzino le costruirà intorno.
RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento speciale va al poeta contemporaneo Marcello Comitini, che mi ha permesso di inserire nel romanzo, cinque delle sue poesie, tratte dal Quaderno di poesie “L’altrove della luna”. La sua lirica, anche in questa mia opera, sa cogliere nel profondo verità difficili da negare, percezioni che parlano d’istinto, con una ricchezza sentimentale che sorprende col suo carico di significati.
Ciao a tutti! Questa è un’intervista (un pò lunghina 🙄) fattami dall’autrice Elisabetta Violani, sul mio ultimo romanzo. Con qualche “gag” non voluta…
Elisabetta, (biologa e ricercatrice) oltre ad essere una scrittrice, vincitrice dell’ultimo premio per la narrativa “Il libro più bello d’Italia”, si occupa anche della promozione di altri scrittori con la sua Rubrica “AUTORI AI DOMICILIARI”.
Si parla un pò di tutto, parlo di me e delle mie pubblicazioni,,, se vi va di conoscermi un pò di più! 🤓
Vi ringrazio, dei complimenti, degli auguri, di essere passati…
Chi di voi è stato al Salone Internazionale del Libro di Torino, in veste di Autore, SA! Conosce già la portata dell’emozione, lo stordimento del continuo parlare, che col tempo migliora, il piacere di veder tornare qualcuno che è passato, ha letto la sinossi e qualche pagina del vostro romanzo, ma eravate occupati con un altro possibile acquirente. Bella esperienza! Tante letture, tanta gente curiosa, tanto male ai piedi!
Ed eccomi. al SalTO, il SALONE DEL LIBRO DI TORINO, col mio pass-professionisti, mentre il sole già alto, sovrasta fiumi di persone in coda. Con un certo orgoglio passo nella corsia preferenziale dedicata, grata più che altro per avermi evitato più di un’ora di attesa.
Recupero una mappa, necessaria per trovare lo stand della mia Casa Editrice e mi tuffo tra uno sciame di persone già in movimento.
Libri, libri, libri,esposti ovunque, un oceano di carta, dagli stand super cool dei top, a quelli delle numerosissime case editrici minori, ognuna orgogliosa di presentare le proprie scelte, la propria linea editoriale.
E non faccio neanche in tempo a salutare la redazione che già lo stand e’ circondato. Osservano, leggono, chiedono, si fermano a chiacchierare e, spesso, comprano.
In fondo è una vetrina, in fondo siamo lì per quello, in fondo non puoi non provare quel pizzico di gioia se la persona a cui hai raccontato il tuo libro, non solo si è fermata ma lo vuole acquistare, ti chiede la firma, e ti scopri incline a cedere alle adulazioni.
Questo significa forse pensare di esserci riusciti? Campa cavallo! Solo i più forti… soprattutto perché dopo dieci ore praticamente in piedi e a parlare, comincio ad accusare un pizzico di stanchezza e i piedi urlano pieta!
ameraviglia al Salone del libro di Torino
Interviste e chiacchierate, alla sera gli occhi sono due spilli, lo stomaco reclama cibo! Cena di mezzanotte, qualche ora di sonno e pronti per la nuova giornata di full immersion, sicuramente nel libri, ma anche nell’atmosfera elettrizzante, caotica, dove comunque non sono rimasta inchiodata al mio posto ma ho camminato, osservato, parlato, letto e comprato libri di altri autori!
Splendida occasione per incontrare persone interessanti, confrontarsi, mettersi in discussione anche, perché in tanti scrivono bene, ma pochi sono speciali.
ECCOCI! Dal 9 al 13 maggio il SalTo, Salone Internazionale del Libro di Torino, apre le porte. E quest’anno, al Padiglione 3, stand 69, ci sarò anch’io, MARCELLA DONAGEMMA, col mio ultimo romanzo < TRA LA POLVERE E LE NUVOLE> edito dalla Echos Edizioni.
Sono una dei tantissimi autori che saranno presenti, felice di esserci e immersa nel mio mondo, quello dei libri. Scrivo dagli anni ’90 e sono al mio terzo romanzo, pubblicato circa un anno fa. Il mio nome non è conosciuto, non ancora… Non ho avuto campagne di marketing aggressivo o presenze social importanti, ho scritto.
Cosa è importante per uno scrittore? Non è un hobby, non è improvvisazione o realizzazione del libro nel cassetto, mai avuto libri nel cassetto. Chi, come me, ama definirsi scrittore, lo fa non solo perché c’è chi ha creduto nell’opera, ma soprattutto perché, una volta pubblicata, ha ottenuto riscontri belli, bellissimi, da chi la ha letta. La gratificazione passa solo attraverso le recensioni, quelle oneste, quelle che ti lasciano il cuore in gola per l’emozione. Ebbene sì. Tra l’essere convinti di aver scritto qualcosa di valido e la certezza che lo sia, ci passa un mondo di lettori.
<Un’onda, invisibile, sinusoidale. Non accumulo, mi allontano con un ritmo costante, perfetto. Mi dilato nella solitudine pur seguendo qualcosa di simile ad una frequenza, pulsante.
Sono musica.
Sì, sono un collettore di note che ad ogni pulsazione produce suoni. La Turandot si stempera abbandonandosi ad un Notturno di Chopin, affonda una lama di dolore che arriva lucente, tonda come la luna piena, come la Sonata al chiaro di Luna di Beethoven.
Ed ora?
Un’altra onda mi sommerge, dolce come un Assolo di Bach. Sono nei tasti, sono bianca e nera, sono nelle corde, tese e vibranti, nel nulla. Sono nulla.
Cosa resta dunque? Sensazioni? Ricordi?
Meraviglia.
Lo stupore innocente, senza filtri, il vibrare per l’emozione, per il dolore o la paura, per l’amore.
Sto provando qualcosa, sto reagendo a tutto questo, pur non essendoci più, pur non esistendo più. Forse ora avverto il suono cristallino, penetrante, della vita.
Folle. I’m In Here.
Sta piovendo. Sto piovendo, sono gocce in caduta dall’alto, pioggia.
Ogni volta che tocco qualcosa divento una nota, sono miliardi di note. Melodia e caos, fragore e armonia. Scivolo dalle grondaie piene di guano, dai muri delle case, fino al selciato, tra i ciottoli, nei buchi dell’asfalto, sui marciapiedi lucidi. Scivolo dalla schiena del mio amore, fino all’orlo del giaccone per poi cadere. No! Aspetta! Ma il tempo non aspetta. Sono io che aspetto, io che non ho tempo, né spazio.
Un nuovo palcoscenico in cui sono protagonista. Sono protagonista? Ho avuto un passato, sto percependo un presente? Avrò un futuro?
Ho appena letto il post di Melissa Miele e lo trovo un bellissimo preambolo al mio.
” Scrivere un romanzo è complicato. Gli Autori, quelli degni di questa qualifica, scrivono quello che hanno nel cuore e nella mente, strappano un pezzo della loro carne, delle loro viscere, per tradurle in parole. Non c’è niente di artefatto o forzato, è naturale. Nascono così i racconti, le poesie ed anche i romanzi.
Su questo Social ho letto molto, in cerca di sorprese, gemme nascoste, non ancora catturate dal marketing, non ancora su uno scaffale del supermercato. Autori. E ne ho trovati, così come ho trovato blog interessanti, ricchi di contenuti. Mi piace condividere, ripubblicare post che fanno riflettere, poesie o racconti talmente belli che vorrei averli scritti io.
È come essere Alì Baba di fronte alla grande Caverna WP, e “apriti sesamo” è l’augurio che faccio a tutti noi, perché si dischiuda lasciandoci girovagare nella ricerca di ciò che più ci aggrada.
Questo lo possiamo fare, siamo al timone, in questa nuova comunicazione che sfreccia sul binario del marketing, noncurante del carico ma solo della meta.
Molti, forse anch’io, resteranno sconosciuti, anche se hanno avuto la fortuna di essere selezionati da una delle rare Case editrici che non chiedono una co-produzione, ma offrono un contratto normale (tralascio il capitolo provvigioni vendite che in Italia varia dall’8% al 10%).
Soddisfatta? Mah. Sono due livelli separati, l’avere successo e il piacere di scrivere qualcosa di bello. Sì, di bello.”
Una nuova scrittrice, Simona Zilio,LOW PROFILE. Per lei oggi è un giorno speciale, lo è per tutti noi scrittori, quando viene pubblicato una nostra opera. Ed oggi è tutto per lei, e per tre mesi, si potrà pre-ordinare QUI con un codice sconto (LACRIME10) fino a domenica!
QUANDO LE LACRIME SI CONFONDONO CON LA PIOGGIA – Edito da Bookabook.
Un estratto:
“…Qualcosa non va nell’esistenza di Penelope, completamente assuefatta ad ogni tipo di droga che butta giù con molto alcol, senza controllo, perché una mente che non pensa ne guadagna in salute, e la sua ha bisogno di cancellare un intero passato. Questa è la sua vita quando un Moleskine, trovato per caso in metropolitana, scuote le sue certezze facendola vacillare e la spinge a leggerne il contenuto, conoscendo Emma e stralci della sua vita attraverso le parole scritte in questo diario.”
Il viaggio inizia adesso, un viaggio di sola andata e senza fermate intermedie. Nulla sarà come prima nelle loro vite, ma neanche nelle vostre dopo averle conosciute.
Che meraviglia ricevere qualcosa di inaspettato, un regalo. Questa bellissima recensione sul mio penultimo libro, da parte di diariodibordo, la nostra egle, mi è apparsa oggi, così, tra un post e l’altro. Proprio con Marcello Comitini, che invece mi ha permesso di pubblicare alcune delle sue bellissime prose nel mio ultimo romanzo di prossima pubblicazione (spero), si era parlato di generosità, di collaborazione artistica, non sempre facile tra autori. Beh, cara egle, oltre ad essere una brava scrittrice, sei anche decisamente altruista, una qualità che ammiro molto nelle persone. Grazie, col cuore! 💓
… Osservo tra i vestiti donati, tra le maglie e i pantaloni, osservo gli sguardi dei volontari, occhiate vuote, qualcuno indossa dei guantini di plastica. Forza, torna in te. Provo una sensazione orribile, sono arrabbiata, furiosa, per tutto quello che sto passando. Proprio davanti alla Chiesa stanno passando due persone che conosco. Vedo che una mi sta fissando e abbasso lo sguardo. Esco di corsa, col viso basso, nascosto dalla tesa del cappellino. Corro, corro, attraverso col rosso e corro. Arrivo ai cespugli sul lungotevere, col fiatone, il cuore che batte, la faccia rossa per la vergogna.
Vergogna. Quanto può sopportare l’anima? La vergogna puzza? Posso dire con certezza che la vergogna produce una sorta di sindrome olfattiva che ti fa credere di puzzare. Esistono però tanti tipi di vergogna. È un’emozione complessa, che ho provato quando mi sono sentita inadeguata, inferiore. A scuola per esempio, durante qualche esame all’Università, o quando, nelle gare di pattinaggio, crollavo miseramente durante le gare, sentendo gli sguardi di tutti. Ma era il passato. Non mi era più successo. Fino ad oggi. Non avevo provato vergogna quando stavo in fila con altri senzatetto, ma oggi, oggi sì. L’imbarazzo è poca cosa di fronte alla vergogna. Puoi essere imbarazzato per un senso di inadeguatezza ma, vergognarsi fino ad arrossire, fino a volerti nascondere, fuggire, questo ti fa sentire mortificato, giudicato, perché, ti hanno scoperto. Mi ero sentita invisibile fino a quel momento, mi era sembrato di essere su un altro pianeta, un’altra dimensione, e non ero io che stavo provando tutto questo, era l’altra me. Ecco, forse il fantasma di me stessa stava facendo tutto il lavoro, sopportando umiliazioni, rifiuti, freddo, povertà. Oggi, il fantasma era sparito, lasciandomi nuda di fronte alla realtà. Ero proprio io ad essere sola, ad aver fallito, in mezzo ad una strada, o meglio, in mezzo ad altri disperati.
Ho presentato il mio terzo romanzo, TRA LA POLVERE E LE NUVOLE, edito da Echos Edizioni.
Con molto piacere, mi sento onorata nel condividere alcune considerazioni scritte dal poeta Marcello Comitini sul mio romanzo.
“Questo romanzo, come dice il risvolto di copertina, racconta l’esperienza di Giovanna, dopo il fallimento del suo studio di architettura. È la storia vera di chi ha vissuto l’insuccesso e la solitudine e vede davanti a sé spalancarsi le porte dell’inferno. Riflettere sul fallimento e sulle sue conseguenze significa scrivere un romanzo duro, un romanzo amaro? Non direi. Però Giovanna sembra proprio di parere opposto al mio quando afferma che “Tutti cercano i sogni, hanno bisogno di ottimismo per andare avanti. Di certo vedere le miserie umane, il degrado, il fallimento, non scatena nessuna voglia, semmai il rifiuto. E si va oltre.” Questo andare oltre ha tuttavia un duplice significato. Dipende da come lo s’interpreta, dipende dal come si guarda alla vicenda dolorosa di colei che ha perso tutto e rischia di perdere anche se stessa. Dipende se si racconta con l’obiettivo di narrare semplicemente una storia più o meno commovente o viceversa con lo scopo di accompagnare con la comprensione e la partecipazione le contraddizioni e le lotte emotive di una donna dal fisico e dall’animo provato dalle avversità. È proprio quest’ultimo modo di narrare che l’autrice ha scelto con attenzione e passione, immedesimandosi nel personaggio, analizzando con forte capacità introspettiva gli scoramenti di fronte agli insuccessi, la voglia di resistere nonostante. E la scelta dell’autrice è la chiave di lettura del romanzo da cui ci giunge il suo sguardo particolarmente acceso di una profonda umanità sui motivi del fallimento e delle sue tristi conseguenze. È un romanzo popolato da diversi personaggi, ma di essi una soltanto, Giovanna, è la protagonista, gli altri, uomini e donne compaiono, come comparse in un dramma teatrale, e scompaiono inghiottiti dal flusso delle loro storie. Ma Giovanna è l’unica dai mille volti intimi , dalle mille sfaccettature dell’animo, che rende vivo e palpitante il romanzo. Palpitante perché è questa la partecipazione del lettore che segue l’incalzare dei pensieri di Giovanna e in lei vede una guerriera, ferita, umiliata, a volte preda dei demoni della povertà e della solitudine, senza che tuttavia getti la spada e si arrenda.”
Tra la Polvere e le Nuvole, la vera storia comincia qui. Giovanna è entrata in una nuova dimensione, un mondo che non conosceva, non le apparteneva: i senza fissa dimora. Passerà dal rifiuto alla comprensione, incontrando persone come lei, diverse da lei, scontrandosi con la solitudine, quella vera, paralizzante, quella in cui parli da sola, ad alta voce. Un’avventura. Questo romanzo, attraverso un monologo, racconta la sfida di chi non era predestinato, una persona qualunque, dalla vita scandita da routine rassicuranti e problemi comuni. Puntellare il crollo emozionale e fisico ogni giorno, scoprirsi irriverenti e provocatori, dover accettare di essere imperfetti.
Non è cupo, inquieta. “L’inferno è la verità vista troppo tardi.”
Non c’è niente che galvanizzi più della luce, la luce che illumina i tuoi successi. Potessi restare immobile, come in un quadro, per sempre.
Toccava a lei, era terminata la terza presentazione.
Toccava a lei.
Sono pronta.
Come si preparano gli attori prima di entrare in scena? Merda, merda, merda! Certo se te lo dici da sola, oltre che essere in imbarazzo, provoca un certo disagio interiore.
Forza, l’hai fatto altre volte.
Ed entra sul palco, fissando la sua sedia sotto l’occhio di bue. Una sedia elettrica.
Arrivano in due a sistemare meglio il microfono e rimpiazzare il materiale del prossimo moderatore, il tuo romanzo, sul tavolino di fianco.
Hai salutato?
Sì, ho salutato.
Sorridevi?
Sicuramente, una sorta di paresi nervosa mentre camminavo verso il centro del palco.
Ancora non ti siedi, aspetti, aspetti che arrivi l’intervistatore. Perché mai ti hanno detto di entrare? Cos’era tutta quella fretta?
Il microfono è a posto, se non stai attenta si sentono i tuoi respiri, l’aria che esce dal naso. Senti gli sguardi, un sottile vociferare annoiato che arriva dal pubblico.
Parlo? Dico qualcosa.
Sbaglio?
E parli.
“Buon pomeriggio e grazie di essere qui!”
Ti presenti e cominci a camminare, improvvisi, quasi a tuo agio. Ti sembra di essere una coach, ma senza slides o filmati. L’imbarazzo prende possesso delle tue viscere, le stringe in una morsa, mentre cerchi aiuto con lo sguardo.
Ma la voce, intanto, esce, e racconta. Stai raccontando.
Ti è venuto in mente un aneddoto del tuo romanzo, molto auto-ironico. Qualche risata rassicurante.
Guardi il pubblico, passando da un viso all’altro, entri in contatto.
NO.
É un errore che fai sempre.
Linguaggio non verbale, linguaggio non verbale, linguaggio non verbale.
Ma non il loro, il TUO.
Bloccata. Ora sei bloccata.
Che dovrei fare? Cantare?
Aspetti il miracolo, attendi lunghi secondi in sincrono col battito del tuo cuore. Poi, dei passi sul palco.
E lo vedi arrivare, salutando, scusandosi, chiamandoti, riempiendo quel vuoto come una slavina.
“Cominciamo la chiacchierata, anche se mi hanno detto che si è già presentata. Ottimo! Vuole continuare da dove l’ho interrotta?”
Certo. Se me lo ricordassi.
Ma la creatività non è a tempo, è un modo di vivere e vedere la vita.