(20) BUIO

Musica. Ancora. Flash come corti circuiti in cui rivedo le scene di un’opera. I costumi e quei suoni così acuti da far rabbrividire, suoni che escono da bocche deformate, melodie che disegnano pannelli simili alle albe boreali. Drappi colorati e trasparenti che fluttuano intorno a me e attraverso me. Tanta gente seduta sugli spalti, emozionata.

Non capisco, la gente si emoziona per le cose più strane mentre io ho sempre visto la bellezza nelle regole, quelle che regolano il caos, dietro l’ordine. E un giorno realizzi che più vai avanti, più il cibo non è così buono, che la tua macchina non deve essere la più bella, il tuo lavoro non deve essere il più prestigioso e vorresti solo andare a dormire, senza il pensiero di cosa fare il giorno dopo, di dove andare.

Quindi, c’è un mondo visibile ed uno invisibile? Qual’è la differenza tra pensiero e realtà? Me la sono cercata o avrei potuto evitarlo? O, in fondo, molto in fondo a me stessa, sapevo di meritarmi questo. Non saprei a chi dare la colpa.

É una colpa?

Allora quello che chiamo memoria, quello che riaffiora brutalmente, come fossero tante stanze chiuse che mi conducono non solo nel mio passato, ma al principio di ogni cosa, è ciò che mi sta bloccando, intrappolando, né di qua, né di là.

Sto cercando una soglia da varcare, una direzione da seguire, un luogo senza tempo.

Non esisto.

Come una goccia d’acqua, essenza del mio passato, cado senza arrivare.

Chi sono? Per tanto tempo ho cercato la forza di vivere. Quando ti ho perso ho pianto, nel buio, da sola, in quello spazio in cui nessuno può entrare. Mi dicevano, sei coraggiosa, sei forte. NO. Sento la tua risata. Perché te ne sei dovuto andare? Eri l’uomo più forte che io avessi mai conosciuto.

Andrà via mai questo vuoto? Diventerà più grande? Come posso capire il presente se non ho superato il passato?

Il buio mi terrorizzava ed ora sono buio.