(21) CHIEDERE TROPPO

Dal buio, nel buio, eccola ancora, la figura un po’ sfuocata dell’anziana signora. Mi sorride. Mi sorride? Provo questo, forse non la sto vedendo, non esisto più, come potrei? I suoi capelli lunghi sono bianchi, il viso è dolce, sembra un ologramma, disegnata nell’aria.

Buio.

<Stai capendo?>

Cos’è stato? Una voce? Un suono che mi ha circondato, un’onda, una vibrazione. Cosa devo capire? Lascio correre, non penso, non voglio pensare.

É tutto qui.

Sono un vortice, un tornado che lascia il vuoto dietro di sé. Riappaiono visi, luoghi, immagini sfuocate e frammenti della mia vita, si accavallano storie, frasi che echeggiano svanendo lentamente. Una tromba d’aria che raccoglie, risucchia, spazza via.

FERMATI.

Non lanciare via i miei ricordi.

< Stai capendo?>

Ancora? Forse dovrei lasciarmi andare, accettare la tempesta, accettare. Ma questo vortice sono io, senza direzione, senza scopo.

STOP.

Tutto è sospeso e sono donna, bambina, ragazza, vecchia.

Vecchia? Non la sono diventata. Ho reciso prima il divenire, ho smesso di vivere perché non stavo più vivendo. Vecchia, con i lunghi capelli bianchi e il sorriso dolce, con tanti bracciali al polso e lo sguardo penetrante. Sarei diventata così? Il mio futuro è insieme al mio passato e lo sto osservando in questo momento che non definirei presente.

Quindi?

Se qualcuno vuole convincermi che ho perso qualcosa, che ho rifiutato di scoprire il mio futuro, che mi sono preclusa anni di chissà quali sorprese, esperienze, vita, ebbene, chiunque sia, sappia che ne sono consapevole. Non ho rimpianti. Vorrei solo che smettesse tutto questo. Vorrei solo pace. É chiedere troppo?

Se sono nella Selva Oscura, dovrei incontrare altri Lucifero, dovrei essere nella parte sotterranea del mondo. Ci potrebbe stare, via, lontano, reietta.

Si possono misurare il dolore, la sofferenza? Quella fisica certamente, ma quella che ti fascia il cuore e lo stritola lentamente? Esistono bonus per chi ha provato a resistere o rientriamo tutti nel settore dei difettosi?

L’immagine di uova schiuse su un rullo, pulcini gialli sani, altri no, qualcuno nero. Mani, mani con guanti azzurri che gettano via i gusci e i pulcini malati o neri, lanciati dentro un tritatutto, perché difettosi.

Vorrei poter parlare con qualcuno.