Mi sento frastornata. Sono tornata?
L’aria è carica d’incenso e quei riflessi sulle pareti devono essere le luci delle candele.
Una bara.
Sarò io? Certo, devo essere io. Anche se sono ancora qui. Sono ancora qui? Uh, guarda chi c’è, sono arrivati da Roma, che dolci.
Un’onda enorme sta per travolgermi, ne avverto il rumore, ma non so da che parte arriverà. Eppure, arriva, è salata. Sono lacrime. Ma sono le mie. So che sono le mie. Ho pianto così tanto?
Perché non è venuto nessuno a prendermi? Mi sento triste, come un vecchio abbandonato, un bambino con cui non vuole giocare nessuno. Strana faccenda. Mi sto annoiando, stanno già andando via, hanno finito. Partiti per la mia cremazione, fatto le condoglianze ai miei fratelli e ad Anna.
C’è una luce bizzarra, quasi un’aura. Forse un angelo. C’è un angelo che può aiutarmi a capire? Mi ricordo un telefilm, una sorta di serie, in cui la protagonista parlava con le anime ancora intrappolate tra due dimensioni. Ecco, ora mi servirebbe proprio una professionista del genere.
Sto guardando i miei amici, sembrano tristi, anche i miei fratelli. Forse questa luce serve a loro, è arrivata per loro.
E a me? A me, chi ci pensa?
L’onda torna e mi cattura, mi dilato nei gorghi che mi avvinghiano, mischio il sale al sale, mi dissolvo nella spuma. Meno male che non mi sono risvegliata nella bara. Era una preoccupazione che non mi aveva impedito di terminare la vita, si vede che proprio ero decisa. Comunque, se qualcuno mi facesse capire il senso di questi miei pensieri, anzi, del perché ancora sto pensando, mi farebbe cosa gradita.
Ricapitolando, sarei, sono morta. Il buonsenso sarebbe propenso ad un finale definitivo, quello che in effetti cercavo. Tutto questo sta urtando la mia razionalità, sono una bolla nella schiuma. Rifletto i colori come un prisma ed è rilassante, meno male.
Potrei rimanere così, in fondo non è male, vedo solo luce, nel silenzio.
