(9)IL LUPO

Sono immobile, come una statua. Sento le mani che accarezzano la mia pelle di bambina. Ma sono una statua, paralizzata. Provo sensazioni di paura, rabbia, colpa. Umori e caldo, dita che esplorano l’innocenza, dita che mi aprono senza dolcezza, uno strappo che mi divide in due. Non sento suoni, non mi vedo, non ci sono.

Sono una statua.

Cola il sudore, misto al sangue, il fetore di un alito adulto e bisbigli, quasi sibili, mi arrivano da ogni lato. E un’ombra nera mi copre, il lupo mi copre e mi rapisce. Mi tiene per un po’, giusto per un po’, poi mi lancia, lontano, ma io non rotolo, non mi muovo.

Sono una statua.

Non ho braccia, non ho gambe, ho solo la testa, senza occhi, senza bocca. Ho le orecchie che continuano a sentire: “Non avere paura”

Vomito. Ma non posso vomitare.

Urlo. Ma non posso urlare.

È colpa mia.

Vomito.

Sono una statua.

Lasciami andare. Lasciami correre via, via da me.

LASCIAMI.

L ivore

A more

S udore

C rudele

I o

A spetta

M orire

I o

Io esplodo, deflagro, onde circolari che si allontanano da me e sono me. Poi tutto si blocca in sospensione, tanti minuscoli pezzi di me, ognuno uguale all’altro, come i riflessi in una galleria di specchi.

E, tra loro, il lupo.


(8) BLU E ROSSO

(10) PERLA DI GHIACCIO

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