Venere carnivora

Federica si sta vestendo. La sua amica Chiara l’aveva pregata di accompagnarla al suo primo colloquio di lavoro. Si guarda allo specchio e decide di cambiarsi. Doveva essere al top, lasciare senza fiato.

Era fatta così.

Saluta i suoi velocemente e corre in macchina all’appuntamento al solito incrocio, parcheggia e aspetta. Qualche colpetto sul vetro e Chiara entra in macchina, comincia a parlare, le chiede consigli, le spiega di cosa si tratta.

Chiara è una ragazza carina, dolce, sta ancora studiando all’Università e questa occasione di lavoro part time l’aveva inseguita da tempo.

Le mani di Federica avvinghiate al volante, lo smalto rosso fuoco e le unghie a punta. Chiara le nota ma non dice niente, si aspettava un complimento rassicurante ma Federica è impegnata a cercare un parcheggio.

Entrano nel palazzo accompagnate dal rumore dei tacchi di Federica e dall’ansia di Chiara. L’ascensore sembra non arrivare mai, circondate da impiegati, borse, zaini e braccia cariche di file.

Sala d’attesa. Non c’è nessuno, solo loro due, le fredde luci del neon e una pianta. Sarà vera? Sembra, ma è troppo verde, però è bella.

E arriva la segretaria,

Chiara è pronta. La segue ed entra nell’ufficio dove l’aspetta un funzionario, è un colloquio importante e il suo curriculum era stato d’impatto. A 22 anni già parlava quattro lingue, aveva fatto stage all’estero ed era all’ultimo anno di università.

Si chiude la porta ma Chiara non è sola, Federica è dietro di lei. Perché? Non importa, va bene, andrà bene.

Invece no.

Il tempo di accomodarsi e Chiara capisce che le unghie a punta della sua amica, i tacchi, la gonna un po’ troppo corta e i sorrisi, tra i capelli vaporosi, dondolandosi sulla sedia, non sarebbero stati affatto d’aiuto. Federica interrompe in continuazione, cattura l’attenzione, divaga. Anche il funzionario divaga.

E Chiara inizia a sprofondare come nelle sabbie mobili, la sua mente si agita, raccoglie un po’ di coraggio e sciorina la motivazione, le aspettative, la disponibilità. Parole che le sembrano fluttuare in un’ atmosfera seduttiva, imbarazzante, fastidiosa.

Finito. Saluti e, <le faremo sapere.>

E sono fuori. Chiara è fuori.

Solo in macchina chiede spiegazioni, cerca di capire perché si è comportata come un’avversaria, non come un’amica.

< Era il mio colloquio, ti avevo chiesto appoggio, come hai potuto? Tu hai già un lavoro.>

< La vita è fatta di sfide, ci vuole sempre un pizzico di arroganza. Lezione numero uno. >

L’eco di quella frase le fece compagnia per giorni, sicura di aver perso un’opportunità per leggerezza o troppa fiducia, sicuramente aveva perso un’amica o quella che pensava fosse un’amica.

Sbaglio? Esagero? Tutta questa faccenda mi fa sentire perdente.

E il telefono suona, la risposta è già arrivata. Risponde, ascolta, ringrazia.

Chiamerò Federica.

< Mi dispiace tanto Chiara, non so come dirtelo, ma mi hanno offerto il posto che volevi. Davvero non me lo aspettavo… >

Chiara ascolta e non parla, lascia che le parole riempiano il silenzio, che le scuse si accavallino in un tentativo sciocco di dare la colpa al destino. In fondo non c’era colpa.

< La legge della giungla… Chiara, ci sei?>

< Stavo ascoltando, sono contenta per te, sarai la tuttofare dell’ufficio, non è male. Io invece ho avuto una proposta molto interessante dall’Ufficio Marketing. Sarò nel team che si occupa di relazioni con l’estero, proprio due piani sopra il tuo, vorrà dire che ci prenderemo un caffè qualche volta, se ci ritroveremo… in quella giungla.>

Basta, volare alto.


Foto di Pedro Miguel Aires da Unsplash

Ti insulto, ma con garbo

” Non sta recitando, no? Lei è davvero così sgradevole? ”  Anche oggi purtroppo ho incrociato un modello base di essere umano, dotato solo di un corpo in movimento, senza grazia e sensibilità.

Sono certa di non essere la sola a incappare in esemplari maleducati, spesso corredati da ogni tipo di gadget anche se li vedrei bene solo con una clava. Sarà un Virus? Una forma infettante che, come un programma pirata, altera i comportamenti degli umani? Siamo sotto attacco del parassita arrogante?

Altrimenti non si spiega perché entri in certi negozi sorridente, salutando, e vieni accolta dalla mummia Ötzi, un po’ seccata, che biascicante ti chiede “lapossoaiutare?”  Mi verrebbe da rispondere NO, per favore LEI NO.

Quando poi ignorano o offendono gli anziani, allora il CAPITAN HARLOCK che è in me splende di luce propria, disposto a memorabili duelli dialettici per arginare gli alieni ignoranti.

Difficile difendersi, impossibile ignorare,quindi mi rendo conto di poter apparire snob, ma ACCANTO (a me) è un posto per pochi.