Fuoco e (è) amore

Lingue di fuoco gialle e arancioni tremolano nel camino mentre, fuori dalla finestra, rami ormai spogli, come ossa rinsecchite, si confondono nella foschia di un pomeriggio di gennaio. Le ombre del fuoco si muovono sul muro bianco come ombre cinesi, in una danza frenetica perché non è ancora giunto il momento, il ceppo è stato coricato sulle prime braci, forse troppo presto.

Fare un bel fuoco non è semplice. È come costruire l’amore. Inizi piano, con piccoli legnetti che aggiungi, sempre più grandi, mentre sembra che stia divampando, muovendoli per far passare l’aria, per nutrirlo. Ecco. Come l’amore, il fuoco va nutrito. E viceversa. Anche quando sembra partito, quando hai l’illusione che funzioni e abbia preso la strada giusta, senza ombra di dubbio, non puoi lasciare che il fuoco vada da solo. Non puoi. Se ti allontani, se non gli presti le giuste attenzioni, si può spegnere, e forse neanche te ne accorgi o te ne rendi conto tardi. A volte riesci a rianimarlo ma ci vuole passione, bisogna sapere come fare, soffiare piano sulle braci e rimboccarlo con piccola legna, saper aspettare ed avere il coraggio di spostare i ciocchi, stravolgere la tua piramide perfetta. Fare un bel fuoco è impegnativo. Già. Anche quando è al massimo, quando fiamme e calore, appagano la vista e il cuore.

Le ombre sulla parete ora danzano lente, potenti, sembrano pennellate impazzite. Fuori il grigio incupisce e avvolge tutto in un’ unica tonalità che sembra gesso. Solo il fuoco, col suo crepitio, racconta storie e ricordi e non puoi interromperlo, non puoi fare domande, puoi solo ascoltare.

Domani sarà l’Epifania e stasera appenderò le calze, per tutti. Un tempo, si usava mettere anche un pezzetto di “carbone”, dello zucchero reso nero da chissà quali dannosissimi coloranti, ma era davvero magico quel dolcetto. Lo aspettavi, anche se sapevi che era una punizione, perché significava che contavi per qualcuno. C’era chi si prendeva cura di te. Domani appenderò le calze e ci metterò un pezzetto di carbone, di quello vero, per ciascuno.

Ecco perché le braci di oggi sono importanti.