Mi mancherà?

Mi mancherà tutto questo?

Fissava il campo di pannocchie, un mare verde dai riflessi ocra, mosso dalla brezza nell’alba. Un sole giallo e rosso, come una caramella, dai contorni netti, piantato nel cielo, immobile, pronto ad esplodere aprendo il suo occhio al mondo.

Mi mancherà?

Le panchine della stazione erano piene di persone, valigie, zaini e cagnolini ansimanti, ma non faceva ancora caldo. L’altoparlante gracchiava di transiti veloci, era un continuo spostarsi da una parte all’altra, prima di risolvere rifugiandosi nelle scale del sottopassaggio. Troppa polvere e rumore, stava rovinando tutto.

Il bagaglio era piccolo e pesante, l’appendice della sua vita. C’era stato tutto. Avrebbe voluto partire leggera, ma mancava sempre qualcosa da aggiungere, qualcosa che le sarebbe potuto servire, qualcosa che si era dimenticata. C’era stato tutto.

Basta essere pragmatici, ogni cosa al suo posto, ma guai a spostarla, il gioco non sarebbe riuscito. Come un castello di carte, se sbagli, crolla tutto.

C’era lo spazio per i rimpianti, quello dei ricordi, le buste trasparenti dei dolori, tanti sacchetti di gioia che però non riusciva a riconoscere. Aveva messo qualcosa negli scomparti a cerniera laterali, cos’era? Ah, le delusioni e le amarezze, da una parte, e le illusioni dall’altra. I sogni? Si era dimenticata i sogni? Non poteva riaprire e controllare.

Pensa, pensa. Li avevi messi tutti in fila sul letto. Non è possibile. Certo che li ho presi. Li avrò messi nel mezzo, sono così fragili. Che altro?

Ormai il cielo era chiaro e lattiginoso, aveva ingoiato la luce del sole, appiattendo tutto. Le balle di fieno sembravano grigie, i campi sembravano grigi, tagliati da una striscia verde brillante, come una ferita aperta.

Musica in sottofondo, vociare, un altro giorno pronto a scivolare via, come un rigagnolo tra sassi e sterpaglie.

Il suo treno era arrivato, non se ne era quasi accorta. Salì per ultima, aspettò che le porte si chiudessero e, mentre si stava muovendo, rimase a fissare il suo bagaglio, rimasto sulla banchina.

Non sarebbe tornata più.

Sovrappopolamento e Universo 25

Siamo in tanti. Più di 8 miliardi di persone su questo pianeta, e ci stiamo già stretti. La rabbia, le rivolte, le tensioni incontrollate che stanno aumentando e di cui leggiamo o ascoltiamo, sono sicuramente scatenate da problemi irrisolti o troppo spesso ignorati ma, alla base di tutto questo, volendo analizzare il contesto, non credete che la sovrappopolazione umana sia spesso il detonatore di tanta violenza?

Nel 1968, lo scienziato John Calhoun, fece un esperimento, Universo 25, proprio per verificare, con i topi, come potesse incidere l’aumento della popolazione nell’evoluzione del comportamento.

Ebbene, lo scienziato aveva predisposto una situazione di benessere per non creare stress, in cui la comunità di topi viveva serenamente, in uno spazio adeguato, senza nessun predatore, con cibo in abbondanza e nessuna preoccupazione.

Nel giro di un anno e mezzo, lo spazio destinato era affollato al punto che gli atteggiamenti dei topi erano cambiati, esprimendo violenza, cannibalismo (anche se non mancava il cibo), pansessualismo. Non mancava il sostentamento, gli spazi erano ridotti ma, soprattutto, essendo in tanti, erano venuti a mancare i ruoli sociali per tutti. Solo chi si isolava non veniva coinvolto.

In pochi anni, oltre al crollo delle nascite, si assistette all’annientamento dell’intera colonia, fino all’ultimo topo.

John Calhoun era giunto alla conclusione che, non importa quanto l’uomo pensi di essere sofisticato, quando mancano i ruoli sociali da impiegare per tutti, il sistema collassa.

Le ultime proiezioni della Nazioni Unite prevedono il raggiungimento di un picco di circa 10,4 miliardi di persone intorno al 2080.

Fondamentalmente è la ricerca di lavoro che spinge a concentrarsi nei centri urbani, più o meno grandi, ed è già una lotta, in macchina, nelle metropolitane, autobus, treni, nei condomini. La mancanza di lavoro e quindi di un ruolo sociale, fa il resto.

Io, rimango positiva sulle capacità dell’essere umano di adattarsi ai nuovi scenari. Certo, i cambiamenti non si accettano mai volentieri, si è spaventati, ma l’evoluzione, l’utilizzo delle tecnologie digitali in questa nuova economia globale, devono puntare al miglioramento della qualità della vita.

Dipende da noi.

Dipende da noi essere parte attiva, avere il coraggio di spostarsi, di cambiare, di accettare il diverso e modificare, se necessario, il proprio stile di vita.

Lo spazio c’è, tolte l’Asia e l’Africa, che totalizzano più di 6 miliardi di abitanti, nel resto del pianeta c’è spazio, per tutti. Nessuno ha mai pensato di andare in Oceania o in Polinesia? Un proverbio polinesiano la dice lunga: “C’è un tempo per essere albero e un tempo per essere piroga”, entrambi dela stessa materia, ma uno sedentario, l’altro in movimento.

Io ho viaggiato e vissuto all’estero quasi due terzi della mia vita. Sono scelte, a volte è difficile lasciare il certo per l’incerto ma tutto sta nella motivazione e nell’essere pronti ad affrontare l’incognito. C’è spazio, per gli essere umani e, soprattutto, per allargare la mente, ascoltare e imparare.

“Rivolgi il tuo viso verso il sole, le ombre resteranno alle tue spalle”. (Insieme ai topi).


foto di goashape – unsplah

Cos’hai? (interactive game)

  • Cos’hai?
  • – Non so, un po’ di malessere.
  • Ancora?
  • – Sai quei periodi che proprio non riesci ad affrontare.
  • Mmm
  • -Quando ti svegli e sei già depresso.
  • Mmm
  • – È uno schifo.
    • OK.
  • A chi non è successo di essere la stampella per l’altro? Uomini e donne affrontano in maniera diversa i momenti NO.
    • Siete propensi ad essere ANGELI o DEMONI?
      • Cliccate sulle immagini, have a look and… fatemi sapere.