La dama di ghiaccio

Arrivava ogni mattina, quasi sempre alla stessa ora, quando il sole era abbastanza alto per farsi notare tra gli spogli rami grigi dei castagni.

Fuori dal bar, le sedie erano vuote, i tavolini deserti, tutto era ricoperto da una patina di brina, anche quelli che stavano sotto il piccolo pergolato di gelsomino, che non aveva ancora perso le foglie, nonostante il freddo. 

Lei entrava nel bar, ordinava sempre lo stesso e si sedeva fuori, cercando la luce, l’aria e una sedia asciutta. La gente da dentro la osservava, allibita, vista la temperatura.

Indossava un solo guanto, la mano scoperta sollevava la tazza di cappuccino fumante. Rimaneva un po’ a fissare la minuscola torre di vapore combattere l’aria gelata, resistere il più possibile, in suo onore. E i raggi del sole, lambivano le foglie tutt’intorno, illuminandone i contorni argentei.

Anche l’asfalto della strada brillava, lasciando intravedere una lunga striscia fino al campetto di calcio, abbandonato.

Dietro di lei, riparati nella “costruzione di mezzo”, né al chiuso, né all’aperto, diverse persone stavano fumando in piedi, muovendosi, riparate da pareti di plastica trasparente, come topi da laboratorio.

Ora il sole era arrivato a baciarle le fronte, scaldarle la mano. Si accese una sigaretta, sorridendo.

Buongiorno anche a te.


Foto di demi-kwant- da Unsplash

Ghiaccio

Oggi il vento è gelido e forte. Da dentro la macchina non te ne accorgeresti, se non fosse per quel lembo di stoffa che viene trasportato da raffiche, quasi fossero fantasmi che si divertono. 

Tutto è coperto di brina, il sole non riesce a dominare questo gelo, non può, non è il suo momento. 

Ora, regna il ghiaccio.

In alcuni punti candido, in altri grigio e opaco, brilla solo quando viene colpito dai raggi del sole, quasi ad avvertirlo che, nella loro battaglia, sarà lui a dominare, comunque. La notte scenderà ad aiutarlo, l’aria è sua alleata, ogni angolo è una roccaforte. 

Fa fatica il sole, lui così immenso e lontano, a bucare le nuvole, altro ghiaccio. 

Eppure, quando appare, anche solo un suo raggio, come la spada di Excalibur, reclama la sua regalità, accarezzando la brina, facendola piangere dai pini, in gocce trasparenti. 

Ripassa il lembo di stoffa, ancora non ha toccato terra, come un naufrago sbattuto dai flutti, è abbandonato al suo destino. 

Giocate fantasmi, divertitevi folletti del gelo, ora che il tempo è vostro.

Chiudo la portiera della macchina, sollevo la sciarpa a coprirmi anche il naso, mentre l’aria glaciale soffia tra gli occhiali e mi ruba una lacrima. 
Il ghiaccio non chiede, prende.


Foto di Max Kleinen su Unsplash