Dal titolo del prompt mi è subito venuto in mente Tinder o altre app. di incontri. Sarà perché immagino che nel compilare la scheda personale ognuno dia il massimo, cercando di apparire al meglio. Ovviamente non è possibile fare altrimenti, si cerca di emergere in qualche modo, nessuno sarebbe interessato a: “Ragazza di mezza età, gradevole, ambiziosa e in cerca di una relazione seria. No perditempo.” O a: “Giovane uomo, leggermente sovrappeso, maturo ma non autonomo, in cerca di leggerezza. Assentarsi sopra i 35 anni.” Ma la verità viene sempre a galla, a volte basta una telefonata, se poi ci aggiungiamo l’importanza della chimica, allora il pacchetto è completo. Un mio amico, non vedente, riesce a cogliere talmente tante sfumature, nella voce, nel non detto, da essere quasi un super eroe. Quindi, potrei descrivermi solo nel caso dovessi incontrare qualcuno per la prima volta e gli direi:” Sarò quella che sorride, con un baschetto in testa.” Il resto, tutto il resto, si scoprirà solo conoscendosi.
É presto. La stazione, già gremita, l’accoglie con le fauci aperte, l’alito pesante di zaffate di polvere, cornetti precotti scaldati sulle piastre. Un rumore continuo, in sottofondo, incomprensibile. Voci sgarbate, cadenze straniere, pianti di bambini, lamenti di chi si è perso, quasi ritmati dall’arrivo e partenza dei treni.
Controlla il suo treno sul cartellone ma, ancora, non è stato assegnato il binario. Alla fine, le toccherà correre, unirsi ad una di quelle lunghe file di gente che cammina veloce, trascinandosi il bagaglio, la famiglia. Sembra un reticolato di vene pulsanti, in tutte le direzioni, si formano spontaneamente, basta che uno sussurri “siamo al binario 12”, e come Mosè, viene seguito, con fiducia. Si è posizionata nel mezzo, azzardando una statistica in base alle partenze precedenti, a volte funzionava. E lo vede. Anzi, prima lo sente, avverte uno sguardo. Si gira e per un attimo, incrocia degli occhi, sembrano immensi e familiari.
Ma appare il suo binario, ed è lontano. Correre. Infilarsi nel lungoverme di passeggeri che stanno andando proprio la’, attenta a non inciampare in qualche bagaglio, a non urtare nessuno. Mancano quattro minuti, sembrano pochi ma ci arriverà, come sempre. Salire sul treno, raggiungere il suo posto e sistemarsi, sorretta da un’adrenalina che sfuma non appena si siede. Chiude gli occhi un momento, ignorando il via vai nel corridoio, guardando fuori.
E lo sente, di nuovo, quello sguardo. Lui è poco più in là, con un libro davanti, gli occhiali un po’ scesi, la sta guardando. Un sorriso di circostanza, un eureka sommesso, un’ inspiegabile connessione tra le pagliuzze della sua iride e quelle di lui. Parte il treno, lentamente, occhi negli occhi. Si parleranno. Troveranno il modo, il momento giusto.
La vita, glielo indicherà, basta aspettare che appaia sul suo cartellone.