A Natale. C’ero.

c’ero soltanto.
c’ero. Intorno
cadeva la neve.

Kobayashi Issa

Come negli aiku, in cui la rappresentazione dell’attimo, letto d’un fiato, porterebbe ad un senso di improvvisa illuminazione, io auguro a tutti di fermarsi in quell’attimo e, tra le luci e i regali, ritrovarsi. C’ero.

Sereno Natale e Buone Feste

Marcella

Babbo Natale arriva il 25

Sono quasi le 23,30. Dobbiamo muoverci o arriveremo tardi alla Messa di Natale.

La tavola è un campo di battaglia, tra briciole e dolcetti, un pezzo di panettone è finito su una sedia. Si è giocato fino a poco fa, dopo aver aperto i regali. La gioia dei bambini è il vero regalo.

Per quanto riguarda i pacchetti che si erano scambiati, a parte il solito copri-spalle triste, forse riciclato, e quella crema per il corpo anti-cellulite, non proprio un gesto gentile, i cesti con le marmellate fatte in casa e i salumi erano piaciuti.

Le carte regalo sono state strappate, quasi tutte, lei odiava riciclare, almeno quelle. Il bello sta nell’aprire con foga, come se si tornasse bambini.

Poi, giocare a Tombola, Otto e mezzo, Bestia, col sottofondo del concerto di Natale alla tele, e bere, mangiare torrone, seduti sui cuscini, sul tappeto. Domani, rimetteremo a posto domani.

Fa freddo? Sveglia la piccola, dai che dobbiamo mettere le scarpette, dai che che dobbiamo uscire. Macchina? No, no, andiamo a piedi, non è lontano. Voi andate avanti intanto, noi arriviamo.

E l’ascensore è bloccato, si stanno salutando. E quanto ci mettono? Ci vediamo in Chiesa.

E sono fuori, il portone si chiude. Fa freddo e la notte è stellata, da quanto tempo non succedeva? Si cammina sui ciottoli, incontrando altre persone, ci si scambia gli auguri.

Non potrebbe essere così sempre? Cosa costa salutarsi?

Rimbombano i passi, l’eco di voci allegre, qualcuno un po’ brillo. Fili luminosi pendono, sembrano traguardi messi troppo in alto, qualche lampadina è già fulminata. Un piccolo abete triste, decorato alla bene meglio, davanti ad un negozio, il cassonetto riempito all’inverosimile con tante scatole appoggiate, Babbi Natali ormai consunti che si arrampicano sui muri. e sulle finestre.

Poi si gira a destra, e la piazza è illuminata a giorno, macchine che cercano parcheggio e famigliole che stanno salendo i gradini della Chiesa.

Ti ricordi? Ti ricordi quando, da piccoli, aspettavamo il giorno di Natale per aprire i regali e ci svegliavamo all’alba? E lasciavamo il latte e i biscotti per le renne? La meraviglia quando vedevamo che erano rimaste solo le briciole e poco latte… Quella era magia.

Aspettavamo Babbo Natale.


Abbracci

I miei Auguri: vorrei che fosse Natale per tutti, che gli affetti abbracciassero ognuno di noi così forte da fare male. ❤️

da TRA LA POLVERE E LE NUVOLE

È la Vigilia di Natale, cosa ho chiesto a Babbo Natale? Sono stata brava? Non direi, ho rubato, maledetto un sacco di gente, forse ho anche bestemmiato, anzi, ho bestemmiato e, come se non bastasse, ho rubato anche in Chiesa. Sono stata egoista, ho pensato a me, sempre di più.

Vorrei svanire come i fiocchi di neve che cadono, lievi e soavi, in silenzio, mossi dall’aria. Qualcuno si posa, altri spariscono lentamente, assottigliandosi, evanescenti.

Questo buio non può durare per sempre, se guardo attraverso le fessure, le piccole crepe dell’armatura che mi sta ricoprendo, posso vedere la vita, quella fuori da me. Potessero vedere anche gli altri attraverso, vedrebbero il mio sguardo, come quello di chi è sott’acqua, quasi senza fiato.

….


Foto di jess-zoerb da Unsplash

Candele rosse

Sono andati via.

Avevano tanti giri da fare ancora.

Sono rimasti gli incarti luccicanti a terra, sul tappeto, fili d’argento e rossi che pendono anche dalla stella di Natale. Qualche nastro scende dal lampadario, l’aveva lanciati il piccolo, mentre giocava.

Quanto sono carini i miei nipoti.

La televisione ha il volume ancora basso, e scorrono balletti sullo sfondo di alberi natalizi e luci colorate. Saranno rimasti contenti delle buste con i soldi? Non posso dargli di più, ma è meglio che comprare un regalino che poi non gli piace. E poi, cammino così male che qui intorno non avrei trovato niente di adatto. 

La bimba mi ha dato un bacetto e quel “Grazie nonna”, ancora mi batte nel cuore.

Mi hanno regalato una coperta di pile, come l’anno scorso. Ma è utile.

Peccato che si siano fermati così poco, hanno mangiato solo una fettina di pandoro e qualche cioccolatino. neanche il torrone. Quando c’era papà, mangiavamo sempre un pezzo di torrone insieme, era la tradizione.

Da un po’ di tempo non riesco più a fare la pasta fatta in casa, ma il brodo sì, lo avevo preparato, speravo che si fermassero almeno stasera, visto che domani saranno dall’altra nonna. Lei è più giovane, è ancora attiva, e poi, ci sono tutte quelle zie che li riempiranno di regali.

“Vai a dormire presto, mi raccomando mamma!”

I ricordi riappaiono vividi mentre li saluta, e il “Buon Natale” rimbomba nella tromba delle scale. L’ascensore si è chiuso.

É la Vigilia e per lei è già finita. Babbo Natale, qui, passa molto presto, e non si ferma.

Si prepara un piatto di anolini in brodo, uno solo, ma lascia apparecchiato per cinque. Aveva messo la tovaglia rossa e la decorazione al centro, con i candelabri e le candele rosse accese. Mette il suo piatto sul vassoio del girello e va lentamente dalla cucina alla sala.

Che silenzio.

Alza un po’ il volume della televisione, si mette a tavola e vorrebbe un bicchiere di spumante ma non ha la forza per aprirlo. Non lo avevano voluto, dovevano guidare.

La canzone Merry Christmas rimbalza sui muri, sulle fiammelle delle candele che cominciano a colare. Il brodo è caldo, lo beve lentamente, alza il viso verso la sala vuota e una lacrima scende piano, fino al piatto.


foto di Vasilina Sirotina da Unsplash