Tratto da “La memoria dell’acqua”.
<Un’onda, invisibile, sinusoidale. Non accumulo, mi allontano con un ritmo costante, perfetto. Mi dilato nella solitudine pur seguendo qualcosa di simile ad una frequenza, pulsante.
Sono musica.
Sì, sono un collettore di note che ad ogni pulsazione produce suoni. La Turandot si stempera abbandonandosi ad un Notturno di Chopin, affonda una lama di dolore che arriva lucente, tonda come la luna piena, come la Sonata al chiaro di Luna di Beethoven.
Ed ora?
Un’altra onda mi sommerge, dolce come un Assolo di Bach. Sono nei tasti, sono bianca e nera, sono nelle corde, tese e vibranti, nel nulla. Sono nulla.
Cosa resta dunque? Sensazioni? Ricordi?
Meraviglia.
Lo stupore innocente, senza filtri, il vibrare per l’emozione, per il dolore o la paura, per l’amore.
Sto provando qualcosa, sto reagendo a tutto questo, pur non essendoci più, pur non esistendo più. Forse ora avverto il suono cristallino, penetrante, della vita.
Folle. I’m In Here.
Sta piovendo. Sto piovendo, sono gocce in caduta dall’alto, pioggia.
Ogni volta che tocco qualcosa divento una nota, sono miliardi di note. Melodia e caos, fragore e armonia. Scivolo dalle grondaie piene di guano, dai muri delle case, fino al selciato, tra i ciottoli, nei buchi dell’asfalto, sui marciapiedi lucidi. Scivolo dalla schiena del mio amore, fino all’orlo del giaccone per poi cadere. No! Aspetta! Ma il tempo non aspetta. Sono io che aspetto, io che non ho tempo, né spazio.
Un nuovo palcoscenico in cui sono protagonista. Sono protagonista? Ho avuto un passato, sto percependo un presente? Avrò un futuro?
Fai tacere questa mente.
Sono musica, voglio essere musica.>
