
- Liberamente tratto da una conversazione captata durante una escursione verso l’Alta Val d’Arda.
Marrone. Esiste colore più triste? Il nero. El negro no es un color triste, affatto! Ma il marrón, no me gusta.
E pestò un rametto secco, sul sentiero che s’inerpicava tra gli alberi.
Certo, ci sono tante varianti di colore, ma el marrón realmente no me gusta.
S’immaginò il bosco verde e azzurro. No. Verde e bianco, come d’inverno, molto meglio.
A pensarci bene, il marrone, è il pantone per eccellenza nella natura.
Tronchi, variegati come *churros un po’ troppo cotti, la circondavano, più o meno possenti, più o meno impertinenti. Erano solidi, quasi tutti, davano l’impressione di essere radicati fino al centro della terra, emanando un leggero profumo di resina. I passi risuonavano sul terriccio, marrone anche lui, ma con tante sfumature quasi impercettibili. Stava per raggiungere il punto panoramico, il posto in cui avrebbe trovato sicuramente un sacco di altre persone. Infatti, dopo poco, cominciò a sentire il vociferare di altri umani, portato dall’aria fino alle sue orecchie. Non era un’eco, piuttosto il risultato di parole, accostate le une alle altre e unite in un dialogo alieno. Eccolo, il Belvedere.
Alla prima occhiata di “bel vedere” c’era poco. Macchine posteggiate a caso e muretto di schiene che oscuravano qualunque vista. E, giacconi. Tanti. Quasi tutti marroni, a parte i colori fluò dei bambini. Piccoli elfi imprigionati tra le braccia dei genitori.
Siamo monotoni.
Si avvicinò, aspettando pazientemente che terminassero di fare foto e selfie, poi, si infilò tra due coppie che fissavano lontano, in silenzio, un punto che cercò senza successo. Il cielo era coperto, e spostò lo sguardo verso il basso.
Mira el río, es marrón.
Un fiume lento e limaccioso, un lungo enorme verme che scivolava a fondo valle. Come una interminabile cicatrice in via di guarigione. Marrone.
Non può essere. Il fiume, no. Dovrebbe riflettere la luce o i colori delle foglie. Persino la montagna di fronte è verde, al massimo, ramata.
Una delle coppie si era spostata ed era stata rimpiazzata da una famigliola. La mamma, per zittire i piccoli, tirò fuori una cioccolata. Improvvisamente, come quando ascoltava le favole da bambina, il panorama cambiò e s’immaginò montagne puntellate da alberelli di zucchero, caramelle colorate che creavano ruscelli, morbide nuvole di zucchero filato azzurro e rosa, una cascata di mentine lucenti e tanti cioccolatini sparsi ovunque.
Un fiume di cioccolata, morbido e lento. Un cucchiaio enorme che affondava piano e risaliva colmo, carico di sfumature di marrone profumato e tentatore.
Ecco. In questo caso sono certa che avresti fatto una eccezione. Estoy realmente segura.
*Churros: frittelle dolci a forma di bastoncino, tipiche della Spagna: si servono con zucchero o cioccolata calda.


