tratto da ….TRA LA POLVERE E LE NUVOLE
… Osservo tra i vestiti donati, tra le maglie e i pantaloni, osservo gli sguardi dei volontari, occhiate vuote, qualcuno indossa dei guantini di plastica. Forza, torna in te. Provo una sensazione orribile, sono arrabbiata, furiosa, per tutto quello che sto passando. Proprio davanti alla Chiesa stanno passando due persone che conosco. Vedo che una mi sta fissando e abbasso lo sguardo. Esco di corsa, col viso basso, nascosto dalla tesa del cappellino. Corro, corro, attraverso col rosso e corro. Arrivo ai cespugli sul lungotevere, col fiatone, il cuore che batte, la faccia rossa per la vergogna.
Vergogna. Quanto può sopportare l’anima? La vergogna puzza? Posso dire con certezza che la vergogna produce una sorta di sindrome olfattiva che ti fa credere di puzzare. Esistono però tanti tipi di vergogna. È un’emozione complessa, che ho provato quando mi sono sentita inadeguata, inferiore. A scuola per esempio, durante qualche esame all’Università, o quando, nelle gare di pattinaggio, crollavo miseramente durante le gare, sentendo gli sguardi di tutti. Ma era il passato. Non mi era più successo. Fino ad oggi. Non avevo provato vergogna quando stavo in fila con altri senzatetto, ma oggi, oggi sì. L’imbarazzo è poca cosa di fronte alla vergogna. Puoi essere imbarazzato per un senso di inadeguatezza ma, vergognarsi fino ad arrossire, fino a volerti nascondere, fuggire, questo ti fa sentire mortificato, giudicato, perché, ti hanno scoperto. Mi ero sentita invisibile fino a quel momento, mi era sembrato di essere su un altro pianeta, un’altra dimensione, e non ero io che stavo provando tutto questo, era l’altra me. Ecco, forse il fantasma di me stessa stava facendo tutto il lavoro, sopportando umiliazioni, rifiuti, freddo, povertà. Oggi, il fantasma era sparito, lasciandomi nuda di fronte alla realtà. Ero proprio io ad essere sola, ad aver fallito, in mezzo ad una strada, o meglio, in mezzo ad altri disperati.
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