Lasciare un’impronta nel mondo

Impulso di scrittura giornaliero
Raccontaci del tuo paio di scarpe preferite e di dove ti hanno portato.

Le scarpe. Chissà perché sono tra i desideri delle donne. Sarà per quel richiamo velato al sesso e alla seduzione, perché in fondo, desideriamo scarpe che sembrano opere d’architettura e che, una volta indossate, si tramutano in cilici dolorosissimi. In effetti non ho un paio di scarpe preferito. Mi illudo che sia perché non sono sempre la stessa e le calzature rispecchiano il mio stato d’animo. Nella classifica delle favorite annovero oggetti meravigliosi, quasi pezzi d’arte, sicuramente diverse e, ovviamente, calzabili solo da ferme. Nei miei sogni però, esiste il paio di scarpe perfette, fatate, come cristallo avvolgente e inesistente (lasciando in pace Cenerentola), dal tacco sottile e lucente, altissime. E mi ci rivedo da bambina, davanti allo specchio, mentre sprofondavo con i piedini nelle scarpe alte della mamma. Non c’è niente da fare, in fondo io viaggio più con la fantasia (con o senza scarpe), se si nasce sognatrici non si cambia. Al massimo, si cambiano scarpe.

Partenze

É presto. La stazione, già gremita, l’accoglie con le fauci aperte, l’alito pesante di zaffate di polvere, cornetti precotti scaldati sulle piastre. Un rumore continuo, in sottofondo, incomprensibile. Voci sgarbate, cadenze straniere, pianti di bambini, lamenti di chi si è perso, quasi ritmati dall’arrivo e partenza dei treni.

Controlla il suo treno sul cartellone ma, ancora, non è stato assegnato il binario. Alla fine, le toccherà correre, unirsi ad una di quelle lunghe file di gente che cammina veloce, trascinandosi il bagaglio, la famiglia. Sembra un reticolato di vene pulsanti, in tutte le direzioni, si formano spontaneamente, basta che uno sussurri “siamo al binario 12”, e come Mosè, viene seguito, con fiducia. 
Si è posizionata nel mezzo, azzardando una statistica in base alle partenze precedenti, a volte funzionava. E lo vede. Anzi, prima lo sente, avverte uno sguardo. 
Si gira e per un attimo, incrocia degli occhi, sembrano immensi e familiari.

Ma appare il suo binario, ed è lontano. Correre. Infilarsi nel lungo verme di passeggeri che stanno andando proprio la’, attenta a non inciampare in qualche bagaglio, a non urtare nessuno. 
Mancano quattro minuti, sembrano pochi ma ci arriverà, come sempre.  Salire sul treno, raggiungere il suo posto e sistemarsi, sorretta da un’adrenalina che sfuma non appena si siede. Chiude gli occhi un momento, ignorando il via vai nel corridoio, guardando fuori.

E lo sente, di nuovo, quello sguardo. 
Lui è poco più in là, con un libro davanti, gli occhiali un po’ scesi, la sta guardando. Un sorriso di circostanza, un eureka sommesso, un’ inspiegabile connessione tra le pagliuzze della sua iride e quelle di lui. Parte il treno, lentamente, occhi negli occhi. 
Si parleranno. Troveranno il modo, il momento giusto.

La vita, glielo indicherà, basta aspettare che appaia sul suo cartellone


Goto di bacila-vlad- da Unsplash