E così hai aperto gli occhi. Anche oggi.
La sveglia ha suonato la prima volta e l’hai silenziata, sapendo di avere ancora 15 minuti prima del secondo e definitivo squillo. Ti sei crogiolato tra le lenzuola, mezzo scoperto perché fa ancora caldo, e hai passato quei 15 minuti in dormiveglia, forse hai sognato, ti sei stiracchiato, hai affondato la testa nel cuscino, cercando l’oblio.
Ma al secondo allarme, rumoroso e fastidioso come un colpo di clacson al semaforo, sei scattato a sedere, come una molla. Hai ancora gli occhi chiusi e non vorresti, proprio non vorresti alzarti.
Allunghi una mano sul comodino, prendi le tue pillole bianche e rosa e bevi, a collo, dalla bottiglia.
Alzati, forza.
Quanto è difficile, quanto peso hai addosso. Eppure ti hanno detto che sei forte.
Che ne sanno?
Ti guardi allo specchio, la barba, devi rasarti, e dovresti anche andare dal barbiere. Oggi, no.
Un passo davanti all’altro, fino alla cucina, ti siedi mentre aspetti il caffè. I pensili, la tavola, il forno, la macchinetta del caffè. Borbottio e vapore profumato, spegni il fuoco. Rimani così, in piedi, davanti alla moka, la tazzina di fianco che aspetta.
Rimani così.
Hai chiuso ancora gli occhi, vorresti solo dormire. Ma ti hanno detto che sei forte. Versi il caffè e lo bevi lentamente, caffè nero, lungo, senza zucchero, come la tua vita, amara e buia.
Un piede davanti all’altro fino al bagno. Ti hanno detto che sei forte. La schiuma da barba bianca, una nuvola sul viso e il rasoio che traccia solchi, sciacqui e ricominci. Ti hanno detto che sei forte. Le braccia pesano, una lacrima scende lungo un solco appena rasato, tra la schiuma.
Che ne sanno?
Foto di Serhat Beyazkaya da Unsplash
