R: rosa, rosso, rapace

Oggi c’è un po’ di sole, il cielo è velato da nubi che sembrano zucchero filato, un po’ rosa, un po’ azzurro. Vestita per andare a scuola, soppesa lo zaino nuovo, è un bel carico ma non importa, oggi è il primo giorno di scuola. Esce di casa, si sente bella, sarà la curiosità di rivedere i compagni dopo l’estate, sarà che è l’ultimo anno di liceo, oggi, è bella. È partita presto e cammina calma, guardandosi riflessa nelle vetrine. Si ferma e si fa un selfie, il suo sorriso, il suo vestitino nuovo, un po’ di trucco e i capelli che profumano.

C’è tempo. Passerò per il parco.

Che meraviglia, in tutto quel verde, ascoltando Cosmic Love dalle cuffiette del telefono, ferma, sul sentiero, con gli occhi chiusi.

… A falling star fell from your heart

and landed in my eyes…

Due braccia, una mano sulla bocca, qualcosa di forte e terribile la solleva e la trascina via. La lancia oltre la siepe e la blocca a terra, afferra la sua testa e la sbatte più volte sul prato. Un pugno violento in pieno viso le blocca la voce, l’urlo che rimane in gola. Ed è schiacciata al suolo, senza respiro, i capelli coperti di foglie e sangue. Uno strappo e poi, solo dolore, atroce, sconosciuto, profondo e senza fine. Umori fetidi, vomito che vorrebbe esplodere, si agita come un pupazzo, come un piccolo ragno schiacciato da una pietra.

Ed è finito.

Tutto.

È per terra, la sua figura esile, tremante e immobile, le gambe aperte e graffiate, le braccia lungo il corpo, senza forze.

Non ha più un corpo.

Le cola il sangue su un occhio mentre fissa il cielo, non ha più un corpo. Le nuvole di zucchero filato si muovono là in alto. sopra di lei, lontano.

… I screamed aloud

the stars, the moon

they have all been blown out

(you left me in the dark)…


Foto di Erol Ahmed da Unsplash

8 pensieri su “R: rosa, rosso, rapace

  1. Argomento fortemente attuale ma non per questo avulso dal suo strascico di garrule ondate di rabbia. La terra, il cielo ed una coscienza schiacciata dall’urlo dell’ incomprensione, Quante? Ancora quante a far da controfigura a quei ragni nel buio?

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    • Non sappiamo… è la punta dell’iceberg, tante violenze taciute. C’è ancora vergogna, paura e tanto ciarlare sul perché e sulle colpe. Le donne sono a tutt’oggi messe alla gogna, per una minigonna, per un sorriso di troppo, per essere uscite da sole, per le esposizioni mediatiche. Come se ci fossero delle attenuanti alla violenza, di qualsiasi tipo. Siamo ancora incivili o semplicemente non abbastanza evoluti…

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      • L’evoluzione cui si tende “culturalmente” per definire un malessere della società è meta esclusiva del mancato allineamento astrale tra scuola-famiglia-governo… ed in quersto trigono di colpe “mortali” non ci sono attenuanti. Chi è al di fuori di questo scempio ha ben il diritto di tirarsene fuori ed additare con mano ferma il colpevole. Non delazione, è un far emergere la malattia per trovarne la cura. Credo che bastino tutti quei plurali di cui ci siamo caricati sino ad oggi per farci sembrare cristiani migliori, o quanto meno per non farci apparire aguzzini tendenti alle estremità tutte ed alle devianze del creato. Io mi sento sicuramente ignorante, forse anche un po’ incivile ma non per questa comunanza di fatti… magari perchè non riciclo la plastica come dovrei o perchè leggo poco. I pensieri sono bandiere e sono tutte rispettabilissime ma sotto i colori di appartenenza ci dovrà pur esssere un puntale acuminato per offendere chi cerca di minare la mia integrità di cittadino, di persona, di uomo, di padre… Grazie Marcella!

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