Francesca ha appena finito di apparecchiare. Per tre. Lei, suo padre e sua madre.
Non ha messo il solito servizio di piatti, perché oggi è un giorno speciale. Apre la bottiglia di vino, un Cabernet che piace a suo padre e lo versa nel suo bicchiere. In cucina, sul fuoco, sta finendo di cuocere uno spezzatino e, nella padella di fianco, le patate sembrano perfette.
Non parla ad alta voce, sussurra. Sta parlando con loro, i suoi genitori.
Francesca ha 65 anni e non è sposata, è un’artista, fa teatro. Ogni tanto ripete mentalmente alcune frasi, dell’ultima parte che aveva interpretato, qualche anno prima.
Poi, con un moto di stizza, cerca di allontanare quei pensieri. Oggi l’hanno chiamata per una piccola parte in una commedia e deve concentrarsi, deve ripetere i nuovi testi.
Lo aveva fatto per tutto il pomeriggio davanti allo specchio, con lo scialle rosso, scaramantico, di sua madre, sulle spalle. Anche lei era stata attrice di teatro. Era stata famosa e, suo padre, glielo ricordava sempre.
Ora, drammatica, ora, calma, ora, arrabbiata ma non troppo. No, non andava, non andava affatto bene.
Ma stasera, cenava con i suoi, come sempre, e avrebbe parlato con loro. Aveva comprato anche un mazzo di peonie, le preferite di sua mamma, e le aveva messe al centro tavola. Era emozionata, voleva che tutto fosse perfetto, e lo sarebbe stato, certamente.
Certamente.
Guarda fuori dalla finestra, la luna sembra enorme, alone vicino bel tempo lontano, alone lontano bel tempo vicino. Alone lontano.
Porta in tavola le pietanze fumanti, poi corre in cucina perché si era dimenticata il pane. Che sciocca.
Squilla il telefono. Ma proprio adesso?
< Ciao, come stai?>
< Ciao, benissimo, grazie. Dimmi pure, ma in fretta, ho già pronto a tavola>
< Ceni ancora con i tuoi Francesca?>
<…..>
Ma che domande fai?
<Certo. Saranno affamati, come sempre, e non ho molto tempo, dimmi come posso aiutarti?>
< Domani ti aspetto a studio Francesca>
< Domani mattina? Cercherò. D’accordo. Ora però devo proprio lasciarti. A domani.>
E chiude la conversazione. Chiude.
La cena non può aspettare. Non oggi. I morti hanno sempre fame, chissà perché sono così affamati.
Foto di klara kulikova da Unsplash

… perché sono affamati di affetto…
Una storia che riflette la realtà parallela 😉
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Vero. Affamati di affetto…. 🌹
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In compagnia dei nostri morti, certo. Bel testo, piaciuto.
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Grazie.
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Spesso i morti sono vivi. Ci puoi parlare e cenare. Poi incontri i vivi. Si vede: agognano la morte con tutte quelle tipiche …
E brava tu che riesci a imbasire storie. E grazie dei tuoi passaggi da me. 😊
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E grazie a te 😊
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Buona idea per un racconto scritto, come sempre, molto bene.
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Grazie!
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Inquietante questa cena. Sogna oppure effettivamente mette a tavola dei morti?
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Apparecchia e prepara come se fossero ancora con lei. Ciao Bear. Notte
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Chiaro. Bella serata
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Incantevole comunque 🥀🥀🥀
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Grazie. Buonanotte 🧣🧣🧣
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Ho avuto un piccolo sobbalzo di paura. È un complimento che ti faccio, Marcella🌹 e ti dico brava!
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Lo so… ghiaccia un po’… Grazie Marcello. Buonanotte
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🌹❤️
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Grazie Titti 🩷
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Grazie!🌹
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