MARMO

Marmo. Le venature del marmo, come un reticolo di capillari. Non c’è vita nelle statue, neanche in quelle più sorprendenti, non c’è vita. Il miracolo lo possiamo fare noi uomini. Creiamo in continuazione, incubatrici, a volte nostro malgrado, di un miracolo. Lo fanno anche gli animali, ogni essere vivente, e questo non mi fa sentire molto speciale.

Io non avevo portato a termine il mio miracolo. Ci avevo provato ed avevo fallito. Dove sarai? Ti incontrerò? Io che stavo plasmando il mio capolavoro, la mia opera, rimasta incompiuta.

Scivolando sulle mie cosce, nella doccia, sangue misto all’acqua. Mi stavo mischiando al tuo sangue e so, ora so, che saresti stato un maschietto. Siamo colati insieme, sui miei piedi, tra le mie dita, mentre le mie mani cercavano di fermare ciò che era già compiuto. Facevano da ingenuo tappo, barriera inutile, mentre urlavo aiuto.

Il rosso diventava più intenso, come certi tramonti roventi, si raggrumava e defluiva nello scarico, io lo seguivo, non potevo fare altro, non volevo fare altro. Tu, io, colati via, correvamo lontano. Corri da me! Sono qui!

Ma dove sono? Cosa sono? Un movimento forte come un colpo di frusta che mi lancia, mi espando, gonfia, esplodo. E sono vuota. Senza te.

Vuota. Come posso spiegarmi questa sensazione, ora che non sono più involucro? Il vuoto ha senso se si contrappone a un corpo solido. Ma io non sono niente, provo emozioni? Forse, elaboro ricordi.

Ci sarebbe da impazzire se non fosse che non cambierebbe nulla. Essere in esplorazione presuppone una volontà che non ho, non mi appartiene più. Nessuna materia e nessuno spazio, un viaggio di allucinazioni infinite in itinere.

Come questa percezione di amore eterno per te, tra quei rivoli di sangue che si sono mischiati per sempre.

22 pensieri su “MARMO

  1. Marcella, leggendo questo scritto (non oso definirlo “racconto” che avrebbe il sapore dell’artefatto) come leggendo tutto quel che scrivi, non posso fare a meno di dirti che hai una sensibilità e una capacità di esprimere questa a parole, fuori dal comune, eccezionale. Non ti dico che mi sono commosso, ma da uomo il tuo scritto mi ha fatto sentire donna dentro le mie viscere.

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  2. che forza, Marcella, le tue parole. Non è la prima volta che provo proprio emozioni forti nel leggere il tuo blog. Adoro anche il tuo modo di dare pochi dettagli, ma molto significativi (un rivolo rosso basta e avanza, direi, per scatenare l’immaginazione). Applausi.

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