Mi chiamo Giada e sono in un loop dei miei.
Giada, un nome prezioso, chissà per quale motivo i miei genitori avevano scelto quel nome. In fondo in quegli anni non ce ne erano molti di strani, qualche Delfina o Luce, ma il periodo delle scelte fantasiose era già passato. Forse mia madre era rimasta ancorata a sensazioni della sua giovinezza ed io ero il suo gadget, come un portachiavi, uno di quegli aggeggi che appendi alle borse. I miei genitori, classici borghesi, laureati in economia. Mia madre usciva in tailleur ma aveva sempre qualcosa di folk, che fosse un fazzoletto o il colore delle calze, me la ricordo come una strana. Mio padre invece si era intristito, aveva perso i capelli e aveva le occhiaie, puzzava sempre di fumo.
Mi ricordo interminabili giri in macchina alla ricerca di un parcheggio, con l’abitacolo pieno di fumo e io che tiravo giù il finestrino con la manovella. Erano gli anni in cui le portiere si chiudevano facendo un rumore strano, di ferraglia, e i viaggi verso il mare erano viaggi, con tanto di panini al sacco e bibite che puntualmente diventavano calde. Ma quando finalmente arrivavi, cominciavi a sentire il profumo del mare e della sabbia, la macchina diventava rovente e per aprire il cofano dovevi fare in fretta. Poi scaricavi enormi valigie, quelle senza rotelle, quelle con la cerniera e spesso una sorta di chiusura come nelle borse, con tanto di chiavetta, mai utilizzata, che rimaneva appesa alla maniglia della valigia.
Si andava in camera, ci si cambiava e poi tutti in costume, alla ricerca del bagno che era abbinato all’albergo. Io mi vergognavo e giravo con delle magliette lunghe, che arrivavano fin sotto le natiche, facendo uscire due gambe lunghe e asciutte come quelle di un fenicottero. Avevo i capelli corti, alla maschietta, guardavo le altre ragazzine, già molto più donne di me, camminare nei loro bikini colorati, sorridenti. Poi, andavo al bar, prendevo un ghiacciolo alla menta e la mia vacanza era cominciata.
Ora sono qui, al mare, e osservo mia nipote, ha tredici anni. Siamo arrivati senza neanche uno stop all’autogrill per un caffè. Ma non avevamo fretta, il viaggio è stato silenzioso, solo mio marito parlava al telefono con un socio mentre io guardavo fuori dal finestrino la lunga distesa di campi, ormai tutti uguali, e nostra nipote Elena se ne stava isolata nelle sue cuffie, a occhi chiusi.
Ora sono qui. Sul lettino sotto all’ombrellone, tra tanti ombrelloni aperti, da sola. Il vento porta i profumi delle creme solari e lascia sulla pelle una patina di salsedine mista a finissima sabbia. Mio marito è ancora in albergo, deve finire un lavoro. Elena è là, seduta sul bagnasciuga, le cuffie sulle orecchie e lo sguardo perso chissà dove. Vedo tanti ragazzi e ragazze, soli, se ne stanno sdraiati sfoggiando ogni parte del corpo possibile, sono belli, bellissimi, e soli. Giusto qualche coppia cammina veloce, con i piedi nell’acqua, schivando chi sta arrivando dall’altra parte.
Elena è tornata e si sdraia, prende il telefonino e scrolla. È come anestetizzata, ipnotizzata. Si fa un selfie, poi un altro. Vorrei parlarle, sto cercando uno spiraglio, lo cerco sempre, e lei in genere risponde e basta.
- Elena?
Si gira e mi guarda. Aspetta.
- Mi dici una cosa che proprio non ti piace di me?
Si siede. Forse vorrebbe parlare, forse ha paura.
- Non ci sono risposte sbagliate Elena. È solo una domanda.
Mi guarda e so che dall’infinito elenco nella sua mente non trova niente che sia al primo posto, ma sta pensando.
Mi alzo e vado al bar. Lei rimane a fissarmi. Cammino chiudendo il pareo sulla pancia, accelero perché la sabbia è davvero rovente.
- Avete ghiaccioli? Alla menta? Me ne da due?

Giada è anche un nome affettivo…
è anche una canzone di Francesco Sarcina…
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Cinzia… 💓
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Mi è piaciuto molto il viaggio che hai fatto dall’adolescenza di Giada a quella di Elena.
I due ghiaccioli sono qualcosa da condividere, magari è un inizio.
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Grazie gatta. Hai centrato il link… 🎯
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Il link… giustamente 😉♥️
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Tempi eroici i primi viaggi verso l’agognato mare. Adesso è tutto cambiato. Macchine col condizionatore e nipoti che ascoltano musica in cuffia e non riescono a scambiare due parole con quei matusa dei nonni, perché sono annoiati per tutto.
Bello questo mini racconto tra passato e presente.
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Grazie Paolo. La nostalgia è un sentimento potente…
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Sì, molto potente ma non ci dobbiamo lasciar sopraffare dalla nostalgia.
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Giada avrà trovato col ghiacciolo la chiave giusta per aprire un dialogo con la nipote?
certo che la domanda che le aveva fatto non era la più adatta per trovare un’intesa con una ragazzina già introversa di suo!
ml
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Ciao Massimo. Diciamo che era un tentativo di spostare l’attenzione dal suo mondo… Credo sia molto difficile stabilire un contatto se l’altro è distante. Forse il ghiacciolo… sgelerà la situazione 😜 Buon pomeriggio 🌧️🌧️🌧️🌧️
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