Il silenzio dopo il mare (2)

A grande richiesta…😂 A dire il vero, solo per Marina – vengodalmare, ecco la seconda parte di:

“ Il silenzio dopo il mare”

Banchi

Sotto quella fetta di cielo, speculare a quel fresco, al colore vivido e all’immaginazione, c’era il grigio dell’asfalto macchiato, caldo e puzzolente. Laura fissò per un attimo il fumo della sigaretta, prima di gettarla e vederla rotolare fino alla grata del tombino.

Rientrata nel bar, tra i rumori che conosceva bene, la triste colonna sonora della sua vita, notò che il Professore se ne era andato. Aveva lasciato il quotidiano sul tavolo, come sempre, e lei, come sempre, lo prese. L’avrebbe letto con calma durante la pausa pranzo.

Essere là dentro era come essere in un acquario, in cui si muovevano pesci affamati. La fagocitavano, divorando particelle senza chiedere, consumandola, spesso senza dolore, ma a volte con violenza, come i pesci palla. Tra le loro parole, quel modo di porsi o chiedere, volutamente aggressivo, lasciava segni e una sorta di tossina che le si accumulava sotto pelle, quasi vicino all’anima.

Macrofagi che eliminavano le loro scorie, i loro detriti accumulati nei mesi, ingerendo il suo amor proprio. Quella mattina stava diventando particolarmente pesante, come se squali bianchi, barracuda e pesci scorpione, si fossero dati appuntamento, prima di andare al largo. Tutti in quel bar.

Era ufficialmente cominciata l’alta stagione, la sua amica Stefania aveva preso il pomeriggio libero e Laura necessitava di un momento di solitudine, anelava il silenzio come un naufrago in cerca d’acqua dolce.

Cercò di rintanarsi, il più lontano possibile dal vociare e dalla luce intensa, col suo tramezzino al pollo, l’acqua minerale e il quotidiano del Professore. Addentava e masticava con calma, col giornale davanti a sé, nascosta tra scatole di cartone nel retrobottega, vicino al frigorifero. La penombra, il lento sfogliare delle pagine, il ronzio del frigorifero che era come un mantra, avevano un potere taumaturgico. La solitudine.

Rimase un attimo ad occhi chiusi. Sentì entrare e uscire uno dei barman, come una folata di vento. Al richiudersi della porta sospirò e, chiudendo il giornale, la vista cadde su un’ombra nella pagina, un quadrato. Guardò meglio. Il Professore aveva strappato un annuncio tra gli A.A.A offresi. Era un quotidiano locale e ancora si utilizzava la dicitura AAA, per quel tipo di offerte non esplicitamente sessuali, ma sicuramente sessuali.

Il Professore? Ma come? Non può essere, di sicuro era un annuncio finito per sbaglio tra escort e accompagnatori. Ma certo!E se invece… Che male c’è.

Si alzò, diretta al cestino, gettò la bottiglietta, la carta, ma non il quotidiano. Uscì avvicinandosi al bancone e a Marco che l’aspettava.

  • Hai fatto Laura? Posso andare io?
  • Sì. Non è che hai La Gazzetta di oggi?
  • Là sotto.

Laura prese il giornale, appoggiato su una cassetta di birre, e lo nascose nella sua borsa, insieme a quello del Professore. Avrebbe voluto controllare quale annuncio era stato strappato ma a quell’ora era impossibile mimetizzarsi, si poteva solo indossare uno scafandro e gettarsi nella mischia.

I predatori stavano aspettando.

9 pensieri su “Il silenzio dopo il mare (2)

  1. C’è stata una svolta inaspettata! Dalla giornata piena di leggerezza e di una umanità che con pochi tratti viene restituita in tutto il dinamismo della propria vita alla sottile angoscia e stanchezza di Laura, la cameriera del bar che desidera solitudine e silenzio ma è già pronta a farsi incuriosire dalla vita. Sei grande, Marcella e lo dico sul serio. Ti ringrazio tanto per la dedica. Ho letto che esiste già una terza parte, dopo la leggerò con piacere e curiosità.

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